L'immaginario sonoro è cantautorato anni 70, un po' punk per assecondare l'istinto, una spruzzata di elettronica minimale per essere pure hype, e tanto tanto tanto cuore che non fa mai rima con furbetto ammaliatore.
Martinelli è sboccato e consapevole, crudele e artaudiano, orgiastico in modalità intestinale, sofferente ma senza richiesta di altrui pietas. Basta quella che traspare dalla voce, non so quanto volontariamente pasoliniana.
E di utopica follia il disco di Martinelli è pieno fino all’orlo, una scommessa musicale che unisce Giorgio Gaber, Rino Gaetano e Lucio Dalla a una urgenza comunicativa istintiva tipicamente punk.